martedì 22 gennaio 2008

Oltre il minaccioso vuoto del corpo causale


Oltre il minaccioso vuoto del corpo causale

Avendo lasciato alle spalle l’identificazione con il corpo fisico, il viaggiatore può avventurarsi nei reami astrali, la cui natura è molto simile a quella dei sogni.
I reami astrali non hanno grande attrattiva per i veri cercatori, perché sono ancora imbibiti delle limitazioni dell’io individuale.
Ira, desiderio sessuale, paura, morte, sono presenti insieme a ogni sorte di soddisfacimento dei bisogni egoici, e vengono avvertiti soggettivamente anche con maggiore intensità rispetto al piano grossolano.
Chi non è interessato a potere, ricchezza o a soddisfare i propri sensi (questa volta quelli sottili), rigetterà le insistenti offerte di esperienze in quanto tali.
L’esperienza è infatti un evento che riguarda l’ego e i suoi sensi;
La nostra vera natura è interessata all’esperienza quanto può esserlo un leone nei confronti di un’insalata.
I confini del piano astrale hanno un aspetto molto rarefatto e questo aspetto può fuorviare molti cercatori.
Tanti, avvicinandosi al confine con il piano causale fanno dietro-front pensando che oltre non c’è più nulla. Ma è proprio questo nulla che va indagato per trovare noi stessi.
Chi attraversa l’abisso del finto nulla si troverà di fronte ad uno smisurato muro che si estende in maniera indefinita da destra a sinistra e dal cielo alla terra.
Questo muro appare ad una osservazione attenta, fatto di semi e va superato.
Se si concentra l’attenzione su di un seme esso germoglia e da vita ad un mondo che tenta di intrappolarci e catapultarci indietro nella manifestazione esteriore.
Il maestro Siddharameshwar Maharaji ci descrive di seguito le caratteristiche del corpo causale e come superarlo:

“Il corpo causale è costituito di Oblio (forgetfulness n.d.t.). Persino il fatto di esistere come persone va dimenticato”

“Dopo essersi stabilizzati nel buio del corpo causale e avere raggiunto una posizione stabile, si sente una debole voce che dice: Io sono il testimone di questa ignoranza”

Il ritrovare questo testimone nel buio dei semi non germinati, apre un varco nel muro dei semi, lasciando passare la devastante forza dell’io ritrovato.
E' questo il confine con l'anandamaya kosha, ovvero il corpo di beatitudine.

A proposito degli ostacoli verso la dimenticanza di sé Siddharameshwar dice:

“Noi non desideriamo essere senza forma, senza sensazioni o essere vasti e dispersi nel tutto. Presumiamo che diventare così sia la morte.”
Ma il seme che non muore non può germinare e dare frutto...

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